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Scriviamo

Vengo da una famiglia di letterati e so usare la scrittura per comunicare empatia in circostanze in cui spesso è difficile dire qualcosa di significativo per chi legge, al di là delle solite formule di circostanza.

Sono a vostra disposizione per creare insieme lettere di auguri o di condoglianze, per tutte le occasioni liete o tristi in cui si deve far sentire la nostra voce. 

Nel corso della mia vita ho capito quanto una buona presentazione sia importante: chi sceglieresti a prima vista tra un giovane spettinato  e disordinato nei vestiti ed uno che ha un bell’aspetto? La maggioranza dei datori di lavoro scarta chi non è presentabile e cestina i curricula che non hanno le giuste caratteristiche. Nel mio sito offro aiuto per scrivere lettere di presentazione e curricula, adattati al percorso di studi o al lavoro che si cerca e posso anche aiutare a diffondere i curricula presso le persone giuste: naturalmente è necessario poi superare i colloqui con la propria preparazione e carica umana, ma non è dannoso partire con “il piede giusto”! 

Apriti Sesamo

"Apriti Sesamo" disse la grassona avvicinandosi al suo armadio preferito in cui teneva divisi per tipo marmellate, biscotti, barrette energetiche, merendine, crackers, patatine, pop corn, cioccolata, budini a lunga conservazione.....Era il momento migliore della sua giornata, quando arrivata a casa dopo il lavoro, tolte le scarpe e il reggiseno, accesa la tv su un canale in cui si raccontava di ristrutturazioni di case, si preparava una merenda basata sulla soddisfazione del piacere, del desiderio di cibo appagante. Si sceglieva tre o quattro tipi: uno salato ed il resto dolce e, sdraiata in poltrona con i piedi in alto, mangiava con voluttà le cose dolci, andava a bere un po' d'acqua  e poi sgranocchiava lo snack salato, finalmente appagata.
Erano le sette di sera ed il rito le permetteva di separare la sfera del dovere da quella del lento sprofondare nella notte e nel sonno.
Fino al ritorno a casa era sempre vigile e pronta ad agire ed eseguire; la stimavano tutti anche se non si poteva dire che fosse amata o che avesse relazioni di amicizia. I rapporti con gli altri erano formali, garantiva e pretendeva rispetto, serietà ed efficienza. Era grassa, certo: mangiava e non faceva moto ma non era molliccia o sudata o unta, il suo corpo era compatto e se avesse voluto avrebbe potuto fare esercizio e dimagrire ma non voleva e non aveva mai voluto: quando pensava a se stessa pensava ad una foca, impacciata e lenta sulla terra ma veloce ed aggraziata nel mare. Infatti quando andava in piscina o nuotava durante le vacanze, le pareva di non avere più corpo, di volare nell'acqua, di scaricare finalmente la tensione del non volersi bene: nella sua mente solo in acqua non era "la grassona"!
Anche la sua merenda delle sette, che apparentemente coincideva col potersi finalmente rilassare e con l'idea del piacere possibile e lecito, era invece per lei, dopo averla finita, la porta dell'illecito, dell'orrore di aver fatto qualcosa che tutti sanno che è sbagliato, che bisogna nascondere, che poteva fare solo perché viveva da sola....
Eppure il suo aspetto non era abnorme, in realtà nessuno pensava a lei o la nominava "La Grassona", era solo lei a definirsi così, era solo lei a considerare la merenda delle sette "un abisso di perdizione", solo lei si torturava accusandosi di non avere autocontrollo, di essere infantile, di non saper rinunciare ad un momento così stupido, così dannoso, che l'avrebbe condannata ad essere sempre più grassa, sempre più sola.
Poi decise che lo stesso rigore che aveva sul lavoro avrebbe adottato su di sé: buttò via tutto ciò che "Sesamo", la sua dispensa conteneva e decise che nella sua cucina ci sarebbero stati solo pochi alimenti considerati sani da tutti e di colpo divenne santa come Chiara di Assisi, la santa compagna di Francesco che era morta d'inedia.

Bellezze sul Bosforo- Gialletto-

Aveva piovuto tutta la notte e Finnigan  si era rigirato nel letto che sentiva umido e freddo. Poi, alle prime luci di un'alba poco promettente squillò il telefono. Finn maledisse    la sua abitudine di tenere il cellulare in carica  in salotto e dovette esporsi al freddo del pavimento di marmo e piastrelle che percorse a piedi nudi con gli occhi ancora semichiusi...Era la sua stazione di polizia: era stato rilevato un segnale d'allarme  a Oxford Street e gli agenti avevano trovato un portone spalancato che portava all'ufficio degli avvocati Kuhn, Lewis and Strogoff e nelle sale dove era avvenuta una rapina avevano trovato copiose tracce di sangue...Insomma la notte  era da considerarsi conclusa e Finn si vestì velocemente e non ebbe il tempo di prepararsi il caffè perché era già arrivata la macchina che lo avrebbe portato sul luogo del presunto delitto.
Nello studio  degli avvocati sembrava fosse passato un uragano: tracce di lotta furiosa e le due casseforti aperte, documenti ovunque ed un odore dolciastro di sudore, paura e sangue aleggiava negli uffici che fino alla sera prima  dovevano essere stati un esempio di ordine e nitore, come in ogni luogo frequentato dalla crème de la crème di Londra.
La scientifica  era arrivata e stavano prendendo fotografie, rilevando impronte soprattutto intorno alle casseforti ed al luogo dove ristagnava tutto quel sangue. Era chiaro a tutti che un luogo pubblico con decine di impiegati, frequentato da molti clienti difficilmente avrebbe prodotto impronte essenziali per l'indagine ma c'erano procedure da seguire e proprio il rispetto delle procedura a volte aveva permesso di ottenere elementi risolutivi per l'indagine!
Il medico indicò per le 3,50 approssimativamente l'ora in cui il sangue era stato versato e disse a Finn che solo più tardi avrebbe potuto dirgli se appartenesse ad una o più persone. Intanto erano arrivati anche Tom e Carl, i suoi agenti scelti  che lo seguivano nelle indagini ormai da cinque anni. Tom era un ragazzo giovane, dai lineamenti delicati, estremamente timido  e tranquillo ma era dotato di un'intelligenza analitica e spesso era colui che indicava le contraddizioni nel percorso dell'indagine. Carl era alla fine della carriera ed era ancora nei bassi ranghi della polizia perché aveva deliberatamente rifiutato ogni promozione: odiava dover prendere delle decisioni  ma era felice di dedicare tutte le sue capacità ed energie a risolvere i casi ed era veramente un sostegno per Finn. Tom aveva portato, come ogni mattina, tre bicchieroni di caffè e Finn indisse una riunione istantanea nello studio di una segretaria  che essendo ancora chiuso a chiave  non era stato violato dai criminali.
I tre detective elencarono  ciò che sapevano e l'informazione più importante era che... non c'era ancora un cadavere e questo imponeva una speciale e necessaria rapidità alle indagini: se avessero potuto ancora salvare l'uomo a cui apparteneva quel sangue?
Quello stesso pomeriggio il medico riportò a Finn i suoi risultati: il sangue era di una persona affetta da anemia mediterranea. Questo da un lato avrebbe potuto focalizzare le indagini su persone più prone ad avere la malattia ma creava un allarme ancora maggiore perché il malato soffriva di emoraggie  e difficoltà di coagulazione. Finn consultò l'elenco  degli impiegati dello studio che Carl gli aveva procurato e scoperse che l'avvocato Kuhn era di origine turca e che nell'azienda lavoravano due persone di origine sarda e due persone di origine nordafricana. Finn fece convocare tutti gli impiegati al suo distretto e si presentarono tutti: mancava proprio solo l'avvocato Kuhn che già tutti avevano cercato di rintracciare per tutto il giorno.
Una visita a casa sua, nell'elegante quartiere di Mayfair non aveva dato risultati: la governante aveva confermato che il signor Kuhn non aveva dormito a casa e che non mancava nulla negli armadi. Ella aveva spiegato che, nonostante Kuhn soffrisse di favismo e di anemia mediterranea, le sue condizioni erano stabili e con le opportune medicine egli aveva sempre condotto una vita normale. Il signor Kuhn era un uomo di mezza età che viveva solo dopo un matrimonio che lo aveva lasciato vedovo con una figlia bambina, che la governante aveva allevato con lui e che ora studiava a New York.
Tom intanto aveva esaminato le pile di documenti riordinati dagli impiegati e ricostruito cosa poteva essere stato contenuto nelle casseforti: la segretaria particolare di Kuhn lo avvertì che non trovava la pratica nominata "Bellezze sul Bosforo"; era conservata sempre in cassaforte:  solo i tre soci dello studio e lei avevano accesso a quei documenti e solo gli altri soci avrebbero potuto spiegare di che trattassero.
Era chiaro che la sparizione di Kuhn poteva avere una relazione con la pratica scomparsa e Finn convocò i soci dello studio: Lewis e Strogoff erano due sessantenni magri e in forma, Lewis aveva tratti anglosassoni mentre Strogoff aveva un aspetto più  asiatico ed anche il suo accento tradiva origini russe. I soci spiegarono a Finn che proprio le loro tre diverse origini avevano favorito il cosmopolitismo dei clienti; se Lewis aveva convogliato clienti inglesi, Strogoff curava gli interessi di oligarchi russi e Kuhn era molto ben introdotto nel mondo mediorientale sia ebraico che musulmano.
Spiegarono a Finn, in modo molto poco esauriente che cosa fosse il dossier "Bellezze sul Bosforo": si trattava di investimenti immobiliari in Turchia ma non vollero parlare dell'identità dei clienti.
Calava la prima notte dall'inizio dell'indagine ed i tre poliziotti non si erano mai fermati. Finn decise che avrebbero ricominciato il giorno dopo quando le indagini forse avrebbero portato qualche testimone allo scoperto. Era così stanco che si addormentò dopo una tazza di latte e cornflakes e una doccia calda....

Di nuovo tutti al distretto per un'altra serie di domande su "Bellezze sul Bosforo": questa volta Finn non lasciò che Strogoff e Lewis divagassero e scoprì che si trattava del trust di Erdoan e di alti papaveri  turchi e dello sviluppo dei terreni intorno al nuovo palazzo presidenziale. Una famiglia armena si era rivolta  a Kuhn per tutelare le proprietà minacciate da un esproprio statale da cui avrebbero ricavato un indennizzo ridicolo. La trattativa doveva svolgersi fuori della Turchia perché sia i clienti che lo studio  avevano ricevuto una serie di minacce prima velate poi sempre più violente: proprio per questo i documenti originali erano depositati in una cassetta in una banca svizzera ed i codici d'accesso erano posseduti in varie copie dai tre soci dello studio e da un'altra persona  insospettabile di cui non vollero fare il nome. Finn sperò di aver avuto la giusta intuizione  ma se la tenne per sé: capiva che quella faccenda era troppo pericolosa! Egli dispose una sorveglianza continua sui due partners dello studio e sulla casa di Kuhn che affidò a Carl. Poi con Tom e la governante di Kuhn, la signora Higgins Roth, presero il primo aereo per Zurigo, diretti alla UBS. Finalmente, con l'aiuto della signora Higgins Roth, che come lui aveva intuito, conosceva i codici, Finn ebbe in mano le fotocopie del documento originale con tutti i nomi delle persone implicate  nella pratica "Bellezze sul Bosforo" con gli indirizzi necessari per rintracciare la famiglia dei proprietari armeni e molto altro materiale.
Intanto Carl lo aveva chiamato e gli aveva comunicato che aveva arrestato due turchi che avevano tentato di entrare nella casa di Kuhn ma che erano dei gregari che apparentemente non sapevano nulla e che avevano avuto il compito di aprire solo la cassaforte e di portarne via il contenuto. Avevano ricevuto istruzioni e soldi dopo una telefonata anonima ed i mandanti avevano fatto in modo da non essere mai visti.
Sull'aereo di ritorno Finn e Tom cercarono di tranquillizzare la signora H.Roth  che era preoccupatissima  per il signor Kuhn ma anche loro erano in ansia: aveva perso troppo sangue ed erano ormai passate 48 ore.. che cosa ne avevano fatto ? Dov'era? Dalle immagini di sorveglianza  della via era apparsa una Bentley bianca alle tre di notte che era ripartita mezz'ora dopo ma non erano riusciti a distinguere il numero di targa.. la Bentley era ripartita percorrendo la via in direzione Nord Est ma dopo due strade nessuna telecamera ne segnava più il passaggio: Era possibile che la Bentley si fosse fermata in una delle vie vicine allo studio? Chi la guidava? Avevano rapito loro il signor Kuhn? Poiché non avevano il numero di targa trovarono gli indirizzi di tutti i proprietari di Bentley della zona e ricuperarono targhe e colore. Due Bentley dovevano essere parcheggiate  nelle case della zona ed una sola risultava essere bianca e con grande sorpresa di Finn e dei suoi, il proprietario si chiamava Eurokian ed era il padrone dei terreni dell'inchiesta!

Il team dei tre poliziotti  si precipitò a casa del signor Eurokian  e furono immediatamente fermati da guardie armate che li fecero passare dopo che si furono presentati esibendo i loro tesserini. Il signor Eurokian era in casa e li ricevette subito: sembrava molto provato e sotto la pelle olivastra era pallidissimo, con cerchi scuri sotto gli occhi. Finn non esitò a chiedere all'ospite  se avesse portato via lui il signor Kuhn quella notte, dove fosse e se fosse ancora vivo. Eurokian gli rispose senza esitazione: " Sì, ho messo io in salvo il signor Kuhn che era riuscito ad avvertirmi dell'assalto, mentre i turchi erano in un'altra stanza  ed io e le mie guardie del corpo siamo arrivati in pochi minuti  e quelli sono scappati e non abbiamo sparato un colpo. Kuhn era stato colpito da una pugnalata e perdeva tantissimo sangue. Per fortuna aveva con sé dei farmaci salvavita e appena tornati a casa mia, il mio medico ha  provveduto a ricucire la ferita, a fasciarlo e a fargli le terapie necessarie considerata la sua anemia. E' ancora molto debole  ma non ha mai perso conoscenza e se volete potete vederlo ma per favore non stancatelo e non fategli provare forti emozioni!"
Fin trasse un respiro di sollievo ma non potè far a meno di far notare al suo ospite  che il suo comportamento aveva forse impedito di trovare i colpevoli e che tutta la polizia aveva per giorni cercato il signor Kuhn, temendolo defunto.
La signora Higgins Roth, avvertita da Carl, si precipitò a casa Eurokian ed il signor Kuhn  vi rimase per tutta la convalescenza perché si pensò che fosse più al sicuro che in un ospedale pubblico. Iniziarono manovre diplomatiche affinché i cittadini inglesi Kuhn e Eurokian fossero protetti e tutelati nei loro diritti anche in Turchia. Niente poté scalfire le prepotenze del tiranno ma i nuovi risultati delle elezioni a lui meno favorevoli e le pressioni del governo inglese riuscirono a congelare le pretese sui terreni. Finn riprese il suo lavoro e subito gli capitò un altro caso da risolvere ma questa è un'altra storia...

CRONACHE DALLA PENSIONE

A settembre 2018 ho iniziato la mia nuova vita di pensionata dopo 38 anni di scuola come insegnante di lettere alla scuola ebraica di Milano.
Ho lasciato la scuola con sentimenti contrastanti: da una parte ero stufa delle riunioni e delle litigate con i dirigenti con cui ero sempre in disaccordo e ogni anno ero più stanca fisicamente ma dall'altra parte c'era il valore del tempo passato con i ragazzi e gli stimoli reciproci e l'affetto e c'era il rapporto con i colleghi tra cui si sono sviluppate solide amicizie.
Ora, dopo un anno, posso capire se sono solo in declino verso l'ultima residenza conosciuta cioè un comodo cimitero o sto vivendo ancora e con soddisfazione sperando che duri! Sottoscrivo la seconda opzione, infatti tra corsi, progetti, viaggi, nipotini e vita familiare non mi sto annoiando e questa era la mia paura di fondo..
Da anni, ancora a scuola, avevo iniziato a frequentare un corso di ebraico con la meravigliosa insegnante Ruth K. che faceva delle sue lezioni un excursus letterario, politico , sociale e di attualità riuscendo a farci parlare in ebraico.Da due anni Roi G. l'ha sostituita, con bravura e passione ma -mi permetti Roi?- Ruth resta la mia morà di ivrit!
Le lezioni sono state da sempre un'occasione per stare con compagni veramente interessanti :ricordo il signor Ottolenghi che a 90 era più preparato di noi tutti e la prof. Someck z.l. che ogni tanto partiva per viaggi lontani o da sola o con i nipoti e tornava raccontando con umorismo le sue avventure.
Anche quest'anno siamo una decina e succede sempre qualcosa di speciale: due compagne si sono riconosciute come vicine di casa in Libia più di cinquanta anni fa e di lì si è parlato della fuga dai paesi orientali: Rivka ci ha raccontato che suo padre fu arrestato dalle guardie di Komeini per i timbri d'Israele sul suo passaporto e che appena liberato decise di non tornare più in Iran in cui ancora andava a comprare i tappeti..
A lezione dall'anno scorso viene qualche volta anche Remy, mio marito che parla di infrastrutture ed economia: per mia fortuna spesso non c'è così il livello delle conversazioni è più leggero!
Fa parte del pacchetto "lezioni di ebraico" anche fare i compiti che sono indispensabili per non dico progredire ma almeno mantenere in testa qualche parola appresa a lezione: con il mio ritmo penso che intorno ai 120 anni, se non interverrà qualche fenomeno di demenza potrò capire per intero qualche articolo facile dei quotidiani, visto che oggi più o meno ne capisco solo i titoli!
L'altro corso è quello del giovedì in una "Palestra d'arte" dove per tre ore una pittrice ci insegna tecniche e regole del ritratto con modelli: naturalmente i miei colleghi studenti in genere dipingono ad olio ed io invece o con le matite o a tempera, aspettando di usare i colori acrilici il che inorridisce abbastanza la mia morà.
Inoltre lei cerca di impostare il mio lavoro in termini di proporzioni e aderenza alla realtà ma io ascolto, ci provo e poi mi stufo e aspetto solo il momento di mettere un po' d'oro o d'argento o di disegnare qualcos'altro sullo sfondo: lei ha capito che bisogna allentarmi il guinzaglio e inizia a spiegarmi le cose con:"Lo so che questo non ti importa ma prendi le misure 
delle narici..." Comunque grazie alla sua dolcezza ho dovuto starla a sentire e facendomi un po' di forza sto prendendo le misure e rifacendo dove sbaglio..ma anche in arte siamo lontani da risultati apprezzabili per un pubblico: amici e famiglia si sorbiscono qualche foto su whatssap  e Nadia mi fa notare che devo avere qualche problema da cura psichiatrica..anche gli altri credo siano d'accordo ma non osano dirmelo!
Il bello di queste due attività è lo spostamento del mio assetto cerebrale : da prof sono ritornata allieva e vedo il mondo da un'altra prospettiva, uso attenzione e concentrazione e curiosità e mi diverto moltissimo.

Cucina cinese - gialletto-

Finn amava molto la cucina cinese ed uno dei suoi posti preferiti era" Me tsu yan"  a Goldens Green dove la cucina asiatica era preparata nel rispetto della kasherut.
Aveva deciso di invitare Carl e Tom con la signora Higgins Roth e l'avvocato Kuhn per festeggiare la conclusione delle indagini  e l'attenuarsi delle misure di protezione nei confronti dei suoi due nuovi amici: un' accordo vantaggioso per mr. Eurokian  aveva reso inutili le minacce turche e l'avvocato poteva di nuovo lasciare la sua casa senza pericolo. La signora Higgins Roth si era rivelata una donna molto intelligente, aveva più o meno l'età di Finn ed il viaggio in Svizzera aveva fatto nascere tra i due una simpatia scanzonata e cessate le apprensioni per Kuhn avevano spesso riso insieme. Dunque la serata si prospettava serena e rilassante condita da buon cibo e chiacchiere dal sapore un po' cosmopolita. E fu così, tanto che ormai erano gli ultimi ospiti del ristorante e stavano per alzarsi quando vennero al loro tavolo chiedendo di sedersi un attimo tre dei più famosi ristoratori di Goldens Green ed il proprietario stesso di "Me tsu yan".
Finn ed i suoi erano un po' perplessi ma in breve capirono il motivo di quell'incontro. Il proprietario di "Novellino " spiegò ai poliziotti che da qualche giorno, in concomitanza delle minacce di una manifestazione nazista nel quartiere camminavano su e giù facce non proprio raccomandabili ed alcuni si fermavano a fumar sigarette davanti ai loro locali, facendo capannelli in tre o più persone. Inoltre era già capitato che alcune mattine, al momento di aprire i locali per iniziare a riordinare trovassero immondizia buttata davanti alla porta lontano dai rispettivi contenitori, quindi non qualcosa di casuale. Durante l'ultima settimana tutti si erano trovati cataste di topi morti davanti alle porte sul retro in un numero non accettabile per una situazione naturale. Tra l'altro non c'erano state recentemente disinfestazioni e se anche qualcuno avesse sparso delle esche i topi per loro natura avrebbero trovato un nascondiglio per morire e non certo in piena luce davanti alle loro porte!
Certo che Finn non avrebbe voluto scegliere  come conclusione di una buona e tranquilla cena tra amici la descrizione della morte dei topi che, tra l'altro lui odiava con tutto se stesso, la cui sola citazione gli faceva venire un moto di disgusto e la pelle d'oca!
Egli fece buon viso alle novità che gli stavano prospettando e attese la fine della relazione del ristoratore. Negli ultimi giorni ogni ristorante aveva visto almeno uno stazionamento minaccioso di quasi una decina di persone che ogni tanto facevano balenare una mazza o un tirapugni. La sicurezza della comunità era all'erta ma ormai sembrava necessario avvertire anche le forze dell'ordine. Finn chiese se tra quei brutti ceffi ci fosse qualcuno proveniente dai gruppi intorno alle moschee più bellicose e pro jiad ma tutti furono concordi nel dire che i brutti ceffi sembravano di "pura razza ariana" e che anche un musulmano si sarebbe dovuto spaventare se li avesse visti vicino a casa sua!
Tom che era esperto di computer e di ogni applicazione appena uscita dei telefonini suggerì subito di disporre di un app. di comunicazione istantanea di pericolo che avvertisse tutti gli esercizi ebraici e i luoghi pubblici della via, di cui si sarebbero dotati anche gli uomini della sicurezza ebraica. Poi propose di installare quelle vecchie lampade da barberia opportunamente modificate che in caso d'allarme si sarebbero accese ed avrebbero anche in modo sonoro richiamato più velocemente le forze dell'ordine. Finn diede disposizioni ai suoi uomini perché stabilissero turni di sorveglianza divisi tra il suo distretto ed il distretto di Goldens Green  e chiese anche ai ristoratori di cercare di fotografare almeno alcuni brutti ceffi e naturalmente lo chiese anche ai suoi uomini.
Stavano uscendo dal ristorante quando da una pizzeria vicina a "Kosher Deli " telefonarono  che c'era un assembramento sospetto e Finn dovette a malincuore congedarsi dai Signori Kuhn e Higgins Roth e dirigersi con i suoi verso la pizzeria. Erano di nuovo nella macchina senza insegne di Finn e rallentando passarono davanti ad un gruppo di una decina  di giovani che dovevano frequentare qualche palestra di lotta greco-romana a giudicare dai muscoli che i loro vestiti non riuscivano a nascondere. I poliziotti poterono  fare parecchie fotografie e poi sostarono poco più in là, pronti ad intervenire. Le crepes di anatra, specialità del ristorante cinese, erano un pallido ricordo e di nuovo c'era solamente la notte di Londra con le sue insidie e con i suoi molti popoli non sempre  concordi. 
Restarono in zona fino a che la banda non si sciolse e già la mattina dopo in Centrale avevano decine di fotografie scattate da loro, dai ristoratori e dal servizio di sicurezza: a poco a poco, attraverso vari riscontri trovarono nomi e storia di parecchie persone ed alcuni dati riconducevano ad una origine geografica ed ideologica comune: venivano dall'Ucraina, dalla regione che voleva tornare sovietica e molti erano stati guardie del corpo o impiegati di Boris Zedlavic, un magnate che divideva il suo tempo tra la Crimea, la Russia e Londra, anche se da un po' di tempo non vi si era fatto vedere. Il suo campo di interesse economico era l'import-export di cibo e prodotti amati dal popolo russo e la sua sede in Crimea aveva favorito il passaggio di merci non sempre alla luce del sole. Potevano esserci ben altri traffici nascosti come l'introduzione di armi in Ucraina o della triade droga, sesso, migrazione illegale ma non era quello l'obiettivo dell'inchiesta in corso. Finn si rese conto di aver bisogno di un esperto di quei territori e pensò di convocare l'avvocato Strogoff che parlava le lingue dell'Europa dell'est ed era un esperto di legislazione locale. Come socio ed amico di Kuhn egli diede la sua completa disponibilità e Finn cominciò a convocare gli ucraini che apparivano in diversi momenti in più fotografie e che quindi potevano essere dei caporioni.
L'avv. Strogoff era presente a tutti gli interrogatori e tradusse parola per parola domande e risposte: gli ucraini ammisero che volevano spaventare i negozianti ebrei ma sottolinearono che  non avevano commesso nessun reato e negarono alcuna affiliazione con movimenti antisemiti e alcun legame con Boris Zedlavic che ammisero di conoscere ma con cui sostennero di aver rotto qualsiasi rapporto.
Quando il gruppo dei poliziotti esaminò i risultati degli interrogatori dovette ammettere che non poteva arrestare nessuno e che non c'erano prove di un piano eversivo, con Kuhn e Strogoff discussero come interrompere quella spirale che avrebbe potuto sfociare in attacchi violenti. Strogoff promise di indagare presso i suoi conoscenti in ambiente russo e Kuhn propose di contattare il rabbino capo di Russia L**** che era un uomo molto alla mano e che si muoveva bene tra le alte sfere del governo e poteva avere notizie su Zedlavic.
Nella riunione successiva sia Strogoff che Kuhn avevano novità da raccontare: la prima era che Zedlavic era in lotta con altri gerarchi ed in particolare con un mercante di diamanti che aveva cittadinanza russa ed israeliana. Inoltre Zedlavic in Russia era affiliato con un movimento razzista particolarmente violento e Putin per ora non era intervenuto perché il movimento aveva agito solo in Ucraina e negli stati che erano indipendenti dalla Russia dove invece si era ancora tenuto in sordina. Kuhn aveva parlato con L**** che gli aveva promesso di chiedere negli alti vertici come venisse considerato Zedlavic e aspettava una risposta a breve. Finn aveva continuato le indagini locali ed aveva trovato un magazzino dove l'attività degli ucraini andava avanti soprattutto di notte e stava aspettando  dal giudice il permesso di entrare nel magazzino per trovare eventuali prove di illeciti.
La sera successiva tre telefonate contemporanee fecero precipitare tutti gli agenti disponibili a Goldens Green dove tre diversi negozi avevano le vetrine sfasciate e alcuni energumeni stavano cercando di allontanarsi. Alcuni vennero arrestati ma non erano gli stessi che erano stati già interrogati anche se anche loro erano ucraini. Arrivò però anche la risposta di L**** che comunicava che nessuno sarebbe intervenuto se Zedlavic fosse stato fermato o bloccato perché la sua posizione politica era in contrasto con l'appoggio di Putin alla comunità ebraica russa. Strogoff aspettava proprio quel nullaosta e fece partire una richiesta di sequestro dei ben di Zedlavic in tutte le banche del Regno Unito e Finn avviò una rogatoria internazionale con accuse di importazione di beni contraffatti, di droga e la notizia venne pubblicata sui principali quotidiani. Il giudice aveva permesso la perquisizione nel magazzino sospetto e risultarono merci scadute e importate illegalmente: certo non erano reati gravissimi ma permettevano il fermo di tutti gli ucraini fotografati nei giorni precedenti mentre entravano nel magazzino. Nei giorni successivi anche a Goldens Green non si videro girare brutti ceffi ma poteva trattarsi solo di una tregua...Continua....

Dayesh vicino a noi

Guidava il suo vecchio taxi indossando lo zucchetto bianco che risaltava sulla sua pelle scura. La barba bianca lo faceva assomigliare ad un vecchio saggio. Montare sulla sua auto era stato piacevole perché era gentilissimo a differenza dei taxisti newyorkesi stizziti e frettolosi.
In effetti a Washington regnava il clima rilassato del mondo meridionale e tutti quelli che lavoravano a contatto con il pubblico erano accoglienti, servizievoli e gentili. Iniziammo a parlare e lui ci raccontò che veniva da Mogadiscio , in Somalia e che sua zia parlava italiano e che anche lui capiva qualche parola. Poi ci disse che viveva qualche mese all'anno a Washington dove si era rifugiato vent'anni prima a causa della guerra ma che ora il problema non sussisteva più, che a Mogadiscio c'era ormai la pace e che lui si sentiva tranquillo a tal punto che aveva trasferito la sua famiglia.
Remy gli chiese come poteva avere relazione con i capi della guerra che sappiamo affiliati a Dayesh \l'Isis e lui ci rispose allegramente che certo non poteva parlare di politica ma c'era la pace completa, ai ladri tagliavano le mani e agli assassini la testa, quindi non c'era pericolo: se rigavi diritto e non ti immischiavi certo nessuno ti avrebbe disturbato!
Era così tranquillo e convinto che un gelo si diffuse in noi che ci tenevamo la mano per comunicarci di non andare avanti a parlare perché avrebbe potuto diventare pericoloso.
Il tassista era un fiancheggiatore dell'Isis, libero e tranquillo negli Stati Uniti, nella capitale del mondo e noi non avevamo il coraggio di continuare la discussione con lui...ma a che cosa sarebbe servito?
Gennaio 2016,Washington D.C.- realmente successo.-

Emulazione

Cavolaccio! Potrei farlo anch'io. Ecco, vediamo: è proprio alla mia portata, non devo neanche comprare nulla, ho già tutto in casa ed è qualcosa di rapido, di poco pericoloso -almeno qui, dove ci pensano due volte a sparare. E il bersaglio? Questa è la parte più difficile: devo ancora capire bene chi mi sta più sull'anima. Con chi ce l'ho veramente? Beh, certo, mio padre e mia madre sono al top della lista nera ma su di loro proprio ancora non ce la faccio, ho forse bisogno di più tempo o almeno di vedere come funziona...diciamo che li terrò come bersagli successivi.
A scuola non reggo proprio il prof. di tecnica bancaria: è un verme, un insetto strisciante da schiacciare ma da quello lì neanche sangue esce, forse non ne vale la pena: è un gesto sprecato, lo catalogherebbero come lo sfogo di un ragazzino e certo non diventerei famoso. In generale chi proprio  non mi piace? Vediamo un po' di fare una classifica: le suore, i controllori dei tram, gli zingari o meglio le donne con quei gonnelloni assurdi che si siedono sugli scalini del metrò, gli africani, i musulmani e soprattutto quelle donne con il foulard in testa, vestite a strati e poi gli ebrei: specialmente quelli con i vestiti neri, i cappelli, le barbe, che sono pallidi pallidi ...
Ma veramente di tutti questi non mi importa proprio nulla: chi veramente mi rompe è il custode del mio palazzo, quello che mi ha beccato mentre mi facevo uno spinello sulle scale della cantina. Va bene, avevo fatto un po' di sporco con le lattine di birra e la carta del macburger ma non è lì per pulire? Mio padre dice sempre che gli immigrati sono tutti uguali, che credono di essere chissà che cosa solo perché hanno un lavoro da sguattero o da immondezzaio e mandano due lire a casa e lui, il custode è proprio come loro.
Bene, ho deciso, comincio con Pino, lo prendo da dietro e gli ficco nel collo il coltello da carne di cucina, magari in una di quelle ore morte quando non passa nessuno e lui se ne sta vicino al portone a guardare il nulla.
E così impara a farmi le prediche come se fosse mio padre e così io divento un eroe come i martiri palestinesi che fan fuori gli ebrei...devono lavorar tutti da custodi gli ebrei....

Inquisizione 3 : Fidanzamento

 

 

Fidanzamento.

Quando Guido si trovò di fronte ad Evelina divenne tutto rosso e gli sembrò che il tempo si fosse fermato. Evelina teneva gli occhi bassi ed entrambi rimasero in silenzio fino a che il loro sguardo si incontrò ed un caldo sorriso passò da un volto all’altro: ”Allora Evelina ,è vero che accetti di sposarmi ?” “Sì,Guido.” “Non sai quanto ne sono felice!” Guido le prese la mano e le infilò delicatamente l’anello di sua madre e le porse gli orecchini che lei subito indossò. Dopo pochi minuti fatti solo di sguardi e sorrisi, entrò Don Levis che li abbracciò ed impartì loro una Berachà, poi si avviarono verso la grande sala dove avrebbero ricevuto gli ospiti. Erano questi  tutti parenti stretti della famiglia Levis ed il più fidato amico di famiglia: il senor Seroya che viveva un po’ nel califfato del Marocco ed aveva un ufficio nei Paesi Bassi in cui commerciava in spezie e manufatti spagnoli. Sua moglie, la senora Gracia, era stata vicina ad Evelina quando aveva perso la mamma ed era sempre stata prodiga di buoni consigli. Nei  prossimi giorni certamente l’avrebbe presa da parte per spiegarle le leggi della purità ebraica e per prepararla con delicatezza ai cambiamenti che sarebbero avvenuti nella sua vita con il matrimonio.

Quando gli ospiti si sedettero a tavola, da una parte le donne e dall’altra gli uomini secondo il costume sefardita, don Levis si alzò in piedi e comunicò a tutti la lieta notizia fissando le nozze per la settimana successiva, come aveva già stabilito d’accordo con gli sposi. Non c’era bisogno di molto preavviso,perché gli invitati sarebbero stati quelli presenti in sala ed il tutto sarebbe avvenuto rapidamente con le benedizioni di rito. D’altra parte non si poteva fare di più: qualsiasi festa in quel momento sarebbe stata rischiosa e anche se nessuno di loro era convertito, l’Inquisizione impediva l’esercizio pubblico dell’ebraismo che era visto come una malattia contagiosa: si rischiavano conversioni forzate e già era giunta voce di una possibile espulsione degli ebrei dalla Spagna …

“Acciughe fritte, sardine ripiene, olive, riso giallo con paella di pollo e verdure, vino tinto, agnello arrosto con albicocche e prugne, hallà, sangria e torta alle arance” sarebbe stato il menù del pranzo nuziale che sarebbe stato servito dai due domestici ormai anziani di casa Levis: essi vivevano con la famiglia da moltissimi anni . Di sicuro non sarebbero mai stati sostituiti perché introdurre una nuova persona sarebbe stato troppo rischioso: l’ Inquisizione aveva una rete di persone che educate a spiare, si rendevano disponibili come domestici nelle case ebraiche per verificare se gli ebrei mantenessero contatti con i conversos. Erano una coppia cattolica che aveva accompagnato la vita della famiglia con affetto e dedizione.

Itamar: giallo mediterraneo

Paura (un racconto)

Era iniziato con un ritardo nell'addebito degli stipendi qualche mese prima ,  poi a gennaio scusandosi perchè stavano cambiando società di paghe e contributi avvertirono che gli stipendi potevano essere sbagliati per difetto e così avvenne senza che fossero emessi gli statini di legge. Ma il problema era un altro : non c'erano più soldi per pagare i dipendenti perchè il debito con le banche era ormai stratosferico. E quindi cominciammo a porci quelle domande che nessuno vorrebbe farsi mai: Come farò con il mutuo? Come pagherò la mia donna di servizio? come posso organizzare le vacanze che si pagano in anticipo? Ma non è meglio cancellare le vacanze? E poi se continuasse questa situazione come troverò i soldi per vivere? Dovrò attingere ai miei risparmi!....Il cielo era un po' più buio, la primavera un po' più lontana, faceva un po' più freddo e ...non era ancora successo niente !!!... 

Storia degli ebrei di Biella

Nel  1848 gli ebrei affissero sul muro della sinagoga del Piazzo un ringraziamento a Carlo Alberto Re d'Italia che con lo Statuto Albertino aveva loro concesso eguali diritti e doveri e aveva quindi permesso l'accesso alle professioni liberali , alla proprieta'terriera, all'istruzione universitaria.La presenza ebraica continuo' negli anni seguenti ma nel novecento erano poche decine le famiglie rimaste: tutti gli insediamenti nei piccoli centri piemontesi avevano subito una notevole migrazione verso Torino, dove era piu ' agevole sia la vita ebraica che l'inserimento nella vita cittadina.Con le leggi del 1938 gli ebrei biellesi subirono la stessa sorte degli altri ebrei italiani e persero il lavoro, la possibilità ' di un aiuto domestico,  di andare a scuola , di possedere telefono o radio, di vivere una vita tranquilla.Quando ci fu l'armistizio con gli alleati e i nazisti invasero l'Italia, furono immediatamente estese agli ebrei le disposizioni naziste contro di loro e anche nel Biellese inizio ' la caccia.La famiglia Segre si rifugio ' prima nel convento di Graglia e poi vennero ospitati nel reparto psichiatrico guidato dal padre di Piero Angela ( vedi il libro di Anna Segre z.l. che ne racconta la storia)Altre  famiglie,provenienti da Torino erano nascoste nelle valli biellesi e la mia famiglia guidata da mio padre che allora aveva 26 anni e composta da sua mamma e due fratelli Valeria di 27  anni e Dario ,adolescente, si rifugiarono in Svizzera (v Edi in questo Blogger le " storie di famiglia").Dopo la guerra, la vita riprese prima a Torino e poi di nuovo a Biella dove i miei genitori si stabilirono ed ebbero due figlie.
Nel dopo guerra la popolazione degli ebrei era ridotta a una decine di famiglie ed è ' interessante notare come  senza cibo case, senza la presenza fissa di un rabbino e senza una scuola comunque si riusci ' mantenere lo scheletro di una vita ebraica e si riuscì  a tramandare la tradizione.
C'era al Piazzi il Tempio, composto di una sala con la teva' in mezzo e un ginecologo piccolissimo cui si accedeva tramite una scala che conduceva ad una balconata.Da fuori il tempio non era riconoscibile a causa di antichi decreti che richiedevano agli ebrei di dissimulare i luoghi  di  culto  e ne teneva la chiave d'accesso la famiglia Jona che era ormai l'unica ad abitare al Piazzo vicino al tempio. Ricordo che a fine Kia pur si usava rompere il digiuno con vin brule' e biscotti ed immagino che non si trattasse di cibo casher. A Roshashana  e a Pesah ricordo pranzi a casa Laudi in cui erano invitati tutti e a volte arrivava anche un rabbino da Torino e si mangiavano cibi tradizionali per quelle feste in cui forse di casher c'erano solo le azzime: immagino che il rabbino si portasse il cibo da casa, considerato che ricordo celebrazioni condotte anche in un ristorante!
Comunque ho un bellissimo ricordo di quelle occasioni che sancìvano un'appartenenza. In. quel periodo era difficile rispettare la casherut  perché ' si trovava forse qualcosa a Torino ma ci volevano due ore di treno per arrivarci e mia mamma faceva lo sforzo solo per Pesah per procurare almeno le azzime.
Ma gli ebrei sono resilienti e sull'educazione dei bambini non si discute: la famiglia Vitale fornì nei suoi uffici il luogo per le lezioni di Talmassons Tora' e ogni giovedi' pomeriggio da Torino arrivava la signora Momigliano ad insegnare alle ragazze Vitale ai fratelli Jona, a Lidia Gallico,a me e a mia sorella Sandra,ad Anna Segre e a Davide Sacerdote, che partecipavano ai corsi a seconda dell'età ' anche dopo Bat e barmizwah  avvenuti.Io ho imparato a leggere e a s ivere in stampatello e le principali feste e lo Shema' e soprattutto ho formato anche in quei pomeriggi l'inizio della mia identita'.

Storia degli ebrei di Biella

Nel  1848 gli ebrei affissero sul muro della sinagoga del Piazzo un ringraziamento a Carlo Alberto Re d'Italia che con lo Statuto Albertino aveva loro concesso eguali diritti e doveri e aveva quindi permesso l'accesso alle professioni liberali , alla proprieta'terriera, all'istruzione universitaria.La presenza ebraica continuo' negli anni seguenti ma nel novecento erano poche decine le famiglie rimaste: tutti gli insediamenti nei piccoli centri piemontesi avevano subito una notevole migrazione verso Torino, dove era piu ' agevole sia la vita ebraica che l'inserimento nella vita cittadina.Con le leggi del 1938 gli ebrei biellesi subirono la stessa sorte degli altri ebrei italiani e persero il lavoro, la possibilità ' di un aiuto domestico,  di andare a scuola , di possedere telefono o radio, di vivere una vita tranquilla.Quando ci fu l'armistizio con gli alleati e i nazisti invasero l'Italia, furono immediatamente estese agli ebrei le disposizioni naziste contro di loro e anche nel Biellese inizio ' la caccia.La famiglia Segre si rifugio ' prima nel convento di Graglia e poi vennero ospitati nel reparto psichiatrico guidato dal padre di Piero Angela ( vedi il libro di Anna Segre z.l. che ne racconta la storia)Altre  famiglie,provenienti da Torino erano nascoste nelle valli biellesi e la mia famiglia guidata da mio padre che allora aveva 26 anni e composta da sua mamma e due fratelli Valeria di 27  anni e Dario ,adolescente, si rifugiarono in Svizzera (v Edi in questo Blogger le " storie di famiglia").Dopo la guerra, la vita riprese prima a Torino e poi di nuovo a Biella dove i miei genitori si stabilirono ed ebbero due figlie.
Nel dopo guerra la popolazione degli ebrei era ridotta a una decine di famiglie ed è ' interessante notare come  senza cibo case, senza la presenza fissa di un rabbino e senza una scuola comunque si riusci ' mantenere lo scheletro di una vita ebraica e si riuscì  a tramandare la tradizione.
C'era al Piazzi il Tempio, composto di una sala con la teva' in mezzo e un ginecologo piccolissimo cui si accedeva tramite una scala che conduceva ad una balconata.Da fuori il tempio non era riconoscibile a causa di antichi decreti che richiedevano agli ebrei di dissimulare i luoghi  di  culto  e ne teneva la chiave d'accesso la famiglia Jona che era ormai l'unica ad abitare al Piazzo vicino al tempio. Ricordo che a fine Kia pur si usava rompere il digiuno con vin brule' e biscotti ed immagino che non si trattasse di cibo casher. A Roshashana  e a Pesah ricordo pranzi a casa Laudi in cui erano invitati tutti e a volte arrivava anche un rabbino da Torino e si mangiavano cibi tradizionali per quelle feste in cui forse di casher c'erano solo le azzime: immagino che il rabbino si portasse il cibo da casa, considerato che ricordo celebrazioni condotte anche in un ristorante!
Comunque ho un bellissimo ricordo di quelle occasioni che sancìvano un'appartenenza. In. quel periodo era difficile rispettare la casherut  perché ' si trovava forse qualcosa a Torino ma ci volevano due ore di treno per arrivarci e mia mamma faceva lo sforzo solo per Pesah per procurare almeno le azzime.
Ma gli ebrei sono resilienti e sull'educazione dei bambini non si discute: la famiglia Vitale fornì nei suoi uffici il luogo per le lezioni di Talmassons Tora' e ogni giovedi' pomeriggio da Torino arrivava la signora Momigliano ad insegnare alle ragazze Vitale ai fratelli Jona, a Lidia Gallico,a me e a mia sorella Sandra,ad Anna Segre e a Davide Sacerdote, che partecipavano ai corsi a seconda dell'età ' anche dopo Bat e barmizwah  avvenuti.Io ho imparato a leggere e a s ivere in stampatello e le principali feste e lo Shema' e soprattutto ho formato anche in quei pomeriggi l'inizio della mia identita'.